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Archeologia per tutti


Licodia Eubea

L’importanza dell’archeologia? Venite a scoprirla a Licodia Eubea.


È il paese del festival della comunicazione e del cinema archeologico. Permette di calpestare un castello dai meandri inesplorati, di visitare un museo con manufatti che raccontano l’incontro tra siculi e greci. E il suo stesso nome, Licodia Eubea, nasconde una disputa archeologica.


Non abbiamo dubbi: è stato speciale scoprire questo posto. Forse perché essendo il primo paese fuori dalle strade collaudate delle Vie Francigene di Sicilia non sapevamo come sarebbe andata. Forse perché le persone che abbiamo incontrato ci hanno trattato da ospiti d’onore, offrendoci tutto, dal pernottamento a una più che calorosa accoglienza. Al nostro arrivo in piazza c’erano cinque persone ad attenderci: assessore, vicesindaco, gestore del museo, proprietario del B&B e Luca Caruso, un volontario dell’Archeoclub d’Italia, una onlus che promuove la valorizzazione del patrimonio archeologico.


Luca ci ha guidati in una camminata alla scoperta di alcuni dei tesori del borgo. I ruderi del castello di SantaPau, per cominciare. L’Etna da una parte e la piana di Gela dall’altra forniscono uno sfondo epico alla fortezza medievale, che domina il paesaggio.


Ciò che resta del castello è terreno pubblico ed è facilmente visitabile. In certi tratti sembra di vedere le fotografie del giorno successivo al grande terremoto del 1693. Cunicoli sotterranei ancora pieni di macerie e camere sepolte mai raggiunte da nessuno scavo moderno. La sede locale dell’archeoclub d’Italia, coi suoi volontari, fa molto per tenerlo pulito ogni anno.


Castello Santapau, Licodia Eubea

È curioso da vedere. Un grande accumulo di muri caduti su cui sono cresciute erbe e alberi, su cui sono stati pavimentati i vialetti. Capita di vedere le persone che passeggiano o portano a spasso il cane. La vita di oggi che cammina su quella di ieri; colline come libri di pietra ancora da leggere, strati di storia ancora da capire.


Scendiamo lungo la strada principale del paese ed entriamo nell’ex-chiesa di San Benedetto e Santa Chiara. È stata chiusa a fine ottocento e poi ristrutturata a fine novecento. Quello che era un monastero è diventato una splendida sede per ospitare eventi. E se fosse questo, ci siamo detti, il miglior modo di riqualificare gli ex-edifici religiosi per dare nuovi spazi alla vita pubblica? I paesi che si trovano con surplus di chiese potrebbero veramente prendere esempio da qui.


Ex-chiesa San Benedetto e Santa Chiara, Festival della comunicazione e del cinema archeologico

Nella ex-chiesa vengono organizzati eventi e rassegne, fra cui una importante: il festival della comunicazione e del cinema archeologico. Si tiene ogni anno nel mese d’ottobre e tutti possono partecipare. È il festival che valorizza l’archeologia e la divulgazione dell’antico.


Che cos’è l’archeologia e perché è un bene comune?


È giusto porsi questa domanda. Pensandoci, l’idea che abbiamo di questa disciplina salta fra due estremi: le rocambolesche avventure di Indiana Jones da una parte, gli eterni cantieri della metropolitana di Roma dall’altra; tra romanticismo e noia con il rischio, forse, di etichettarla come una materia inutile.


Ci sembra appropriato che il festival venga fatto qui, a Licodia, dove si capisce l’importanza di divulgare l’archeologia. Un po’ perché è ricca di manufatti in cui fra l’altro si può vedere l’incontro tra la cultura autoctona (Siculi) e quella alloctona (Greci). Un po’ perché sull’origine di questa città aleggia il mito.


Partiamo dal suo nome, Licodia Eubea. Che vorrà mai dire questo Eu-bea, quattro vocali su cinque lettere, una specie di cognome che rima lontanamente con il nome? Da subito il toponimo ci aveva conquistato come località lontane, quei nomi esotici che si leggono nei tempi morti vagando con gli occhi su una carta geografica. All’inizio pensavamo c’entrasse coi monti Iblei. Solo dopo abbiamo scoperto che quel secondo nome veniva dalla seconda isola greca per grandezza: Eubea, appunto.


Curiosità: tra i residenti più illustri di quest’isola troviamo Aristotele, che vi si rifugiò ad aspettare la morte nella casa materna. Calcide, la città dove morì il filosofo, è il luogo da cui partirono molti coloni diretti in Sicilia. Per esempio quelli che fondarono la città di Lentini a 40 km di distanza da Licodia Eubea.


Uomini e donne provenienti da Calcide avrebbero potuto fondare anche Licodia? Questa domanda se la chiesero molti storici. Per molto tempo, dall’età classica in poi, si credette che gente di Eubea c’entrava con la storia di questa città. Nel 1871 una delibera comunale ufficializzò quest’ipotesi e la tramutò in un toponimo ufficiale: Licodia Eubea.


Poi però, nei primi anni del 1900, arrivarono Paolo Orsi e colleghi ed effettuarono gli studi archeologici più rilevanti che la Sicilia ricordi. Secondo questo autore e i dati che uscirono dagli scavi, il borgo sarebbe nato come insediamento siculo per poi entrare gradualmente in contatto con coloni greci delle aree adiacenti. Questo scambio progressivo di merci, informazioni e cultura lo si può notare in maniera brillante al museo civico Antonino di Vita.


Vasi di ceramica, Museo civico Antonino di Vita

Qui abbiamo scoperto che le prime ceramiche di Licodia avevano origine locale e non greca. Non solo, alcune di queste costituiscono una tipologia molto speciale. Si tratta forse dei manufatti più tardivi della cultura indigena siciliana prima dell’integrazione coi coloni greci.


Queste ceramiche prendono il nome di “facies di Licodia”. Facies viene dal termine latino per “faccia, aspetto” ed è un termine archeologico con cui ci si riferisce all’insieme di caratteristiche osservabili che permettono di descrivere una classe di manufatti e di distinguerla da altre classi.


Quindi, Licodia c’entra con l’isola di Eubea? Parrebbe di no, ma questo non ha messo fine al mito. È ancora possibile trovare molte fonti che descrivono Licodia Eubea come una possibile città fondata da genti di Calcide. E in parte è vero, ha subito le influenze delle colonie dei calcidesi, come la vicina Lentini.


Quando la leggenda si scontra con la realtà, comunque, è sempre meglio tenere la leggenda.


Vasi di ceramica, Museo archeologico Antonino di Vita





Un grazie sincero a:


Paolo La Spada, per ospitarci nel suo meraviglioso paese.


Luca Caruso, per farci da cicerone con entusiasmo.


Pierfilippo Spoto, per averci gentilmente introdotto a queste belle persone.

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