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Uccelli migratori




Attraversare a piedi la Piana di Gela è come rivivere i suoi strati di storia, incontrare i segni degli abitanti del presente e del passato.


Per un tratto, prima di Niscemi, seguiamo una delle più belle trazzere siciliane, le strade di una volta fatte di ciottoli colorati.


Alzando gli occhi vediamo i nidi di cicogna sulle cime dei tralicci. Segnano il passaggio degli uccelli migratori. Solo da pochi anni le cicogne sono tornate a nidificare nella zona.


“La cicogna è simbolo di fertilità e cambiamento. È portatrice di nuovo”, ci racconta Davide, operatore di Geloi Wetland, un’area di protezione dell’avifauna. “E pensare che quando sono arrivate qui le hanno accolte a fucilate.”


Quando non proteggono gli uccelli, a Geloi Wetland cercano di contenere il problema della desertificazione piantando specie della macchia mediterranea.


L’aspetto originale di questa piana era molto più vegetato e umido. Nel 688 a.C., quando i primi coloni greci arrivarono a Gela, si trovarono davanti un’estesa superficie coperta da boschi e attraversata da ruscelli e fiumi. La terra era fertile; era l’America di 3000 anni fa.


Oggi gli alberi sono pochi, la pianura si estende a vista d’occhio fino al mare. Vediamo tanti campi coltivati a carciofi. Messi insieme, quelli di Gela fanno quasi metà della produzione regionale.


“Una volta ci si poteva campare coi carciofi”, dice un contadino incontrato lungo la strada. “Adesso ci fregano la Tunisia e l’Egitto. Mettono i carciofi a 10 contesimi. Con questa concorrenza non riusciamo a pagarci neanche le spese.”


Così si vedono grandi campi trasformati: la terra che era per i carciofi diventa per gli ulivi, quella che era per l’agricoltura diventa un’oasi per gli uccelli migratori.


Le culture cambiano, la terra rimane la stessa.




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